Rosa Parks, quando un rifiuto può cambiare le cose

A volte le cose possono cambiare anche per caso, solo perchè magari una mattina ci si sveglia con un po’ più di grinta o di stanchezza del solito. Probabilmente quando quella sera del 1 dicembre del 1955 Rosa Parks si rifiutò di cedere il proprio posto a sedere in autobus a un bianco non si aspettava certo di scatenare un movimento che sarebbe stato in grado di cambiare le cose. Era stanca, stava tornando dal lavoro, e deciso di non sopportare l’ennesimo sopruso, non volle cedere il suo posto; l’autista chiamò la polizia, che la arrestò. La sua protesta velocemente diede vita alla protesta di tutta la sua comunità, che mise in piedi il boicottaggio degli autobus di Montgomery, la città in cui viveva. E dal momento che la maggioranza dei passeggeri degli autobus erano proprio persone di colore, la decisione della comunità nera della cittadina di non utilizzare il mezzo pubblico, creava anche un danno economico. Se sui diritti civili si può soprassedere, di sicuro non si può farlo di fronte a questioni di denaro; fu anche grazie a questo cinismo che, dopo 382 giorni di boicottaggio, fu abolita la legge sulla segregazione razziale sugli autobus dell’Alabama. Una miccia innescata da Rosa Parks in una giornata difficile, ma portata avanti con grande coesione da tutta la sua comunità, che portando avanti senza cedimenti il boicottaggio, riuscì a raggiungere un risultato insperato.

A lottare insieme a Rosa Parks c’era anche un grande e allora sconosciuto leader, Martin Luther King, che di lei disse

rimase seduta a quel posto in nome dei soprusi accumulati giorno dopo giorno e della sconfinata aspirazione delle generazioni future