Ellen Pao è una brillante professionista di 45 anni, con tre lauree, che giovanissima ha iniziato a lavorare per un fondo di investimento nella Silicon Valley. Ha fatto carriera, naturalmente, ma non è mai arrivata dove lei immaginava di meritare. Ellen Pao pensava di avere le capacità e di aver dimostrato di poter diventare “senior partner”. Una parola che a noi poco esperti di gerarchie aziendali non dice molto, ma che per lei avrebbe significato avere un ruolo di primaria importanza nella sua azienda vedendo ripagati anni di sacrifici. (Qui maggiori informazioni sulcaso di Ellen Pao)
Deve averci pensato a lungo prima di portare in Tribunale l’azienda, perché la prima cosa che proprio l’azienda ha detto di lei è che la promozione non l’ha mai avuta perché non aveva le capacità, non era abbastanza brava. Può essere, ma nel corso delle udienze Ellen Pao ha denunciato tutta una serie di comportamenti dei suoi colleghi di ufficio nei quali ogni donna si è ritrovata: battute pesanti, frustrazioni in occasioni importanti, quell’atteggiamento che tante volte gli uomini sul lavoro hanno per farti capire che “sei diversa”. E sei tanto più diversa quanto più sei brava.
In USA i processi creano sempre grandi movimenti di opinione e così, anche se Ellen Pao ha perso la sua battaglia legale, ugualmente è importante quello che ha fatto, perché per settimane i media americani hanno parlato di un tema che sta diventando sempre più scottante da quelle parti: la discriminazione sessuale, quel “tetto di cristallo” che impedisce alle donne di fare carriera come gli uomini. Le prossime elezioni USA dovranno fare i conti con questo tema: speriamo che qualche ventata di rinnovamento raggiunga anche noi.
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Se anche Erica Jong si mette a fare la nonna
Volerci dipingere Erica Jong come una nonna è dissacrante, ha un effetto esplosivo quasi quanto l’effetto che mi fece a 20 anni leggere “Paura di volare”.
Interessante l’intervista uscita questa mattina su La Lettura del Corriere http://lettura.corriere.it/la-nonna-erica-jong/
Però questo volerci raccontare la Jong come una donna di mezz’età felice in un matrimonio monogamo e persino nonna va a distruggere un mito.
Avrei voluto chiudere il giornale e tornare immediatamente a leggere “Paura di volare”, e lo farò molto presto. Ma prima volevo raccontare l’effetto che fece su me ventenne leggere quel libro. A me di gioie del sesso non aveva mai parlato nessuno e anche se le mie esperienze le avevo già fatte, sinceramente non mi erano sembrate niente di sconvolgente. Sempre più interessata al prima e al dopo piuttosto che al durante. Invece Erica Jong parla proprio di quel “durante”: acrobazie, giochetti, che potrebbero sembrare esercizio fisico e che sicuramente mi avranno fatto arrossire. E ci ho pensato a lungo all’epoca, perché non capivo perché quello che stavo leggendo doveva essere rivoluzionario. Poi ho capito che era il suo corpo a essere rivoluzionario, quella liberazione, mostrarsi, giocare, cercare il piacere. Dimenticarsi quello che si deve essere per cercare di essere quello che siamo. Un pensiero che può sembrare banale, ma non lo è per tante donne.
Grazie Erica Jong, ma per favore, non metterti a fare la nonna, non ne abbiamo bisogno.
PS: Paura di volare in mano a Gabriele Muccino? un grosso salto nel buio, per restare in tema…