Rosa Oliva voleva fare il Prefetto: era il 1960, si era laureato in giurisprudenza e desiderava avviare una carriera in un ufficio pubblico. Peccato che nel 1960 in Italia le donne non potessero accedere agli incarichi in uffici pubblici. Sembra incredibile. Una legge del 1919 lo vietava, una legge mai abolita, che entrò in vigore quando le donne ancora non potevano votare. Fino al 1960 nessuna donna si era ribellata, ma Rosa Oliva decise di non accettarlo e insieme al suo professore Costantino Mortati, fece ricorso alla Corte Costituzionale, appellandosi all’articolo 3 della Costituzione, che sancisce l’uguaglianza davanti alla legge. Per le donne nel 1960 quell’articolo era solo un insieme di belle parole in molti ambiti.
Grazie all’impegno di Rosa Oliva il 13 maggio 1960 la Corte Costituzionale abolì le discriminazioni di genere nelle carriere pubbliche con la sentenza n.33 e da allora anche per le donne italiane si aprì la possibilità di entrare in prefettura e diplomazia. Rosa Oliva, però, non approfittò della sentenza che aveva così tanto voluto: nel frattempo aveva trovato un altro impiego che la soddisfaceva.
Per chi ha voglia di leggersi la sentenza integrale, ecco il link
http://www.cortecostituzionale.it/actionSchedaPronuncia.do?anno=1960&numero=33