Madame Bovary vent’anni dopo: sul finire di questo lungo agosto ho deciso di rileggere Madame Bovary, tanti anni e tanta vita dopo. A 20 anni non l’avevo amata, a 40 posso dire di averla trovata insopportabile. Flaubert ci racconta una donna alla quale attribuisce tutti gli stereotipi negativi possibili. Emma Bovary e’ una donna superficiale, che cerca il principe azzurro, incapace di pensare agli altri. Madre per gioco, vuole solo essere ammirata e circondata dalla passione, quella dei libri d’amore, che non esiste. Inoltre è’ priva di senso pratico e non capisce niente di economia. Insomma, un disastro. Flaubert e’ bravissimo a parlarci di lei, ma lo fa con quell’indulgenza che troppe volte certi tipi di uomini applicano a certi tipi di donne.
Insomma, se volessi essere provocatoria direi che Flaubert era un misogino dalla penna meravigliosa. In Madame Bovary Emma e’ solo il pretesto per raccontare la storia di un povero uomo troppo debole che si fa rovinare da una donna. E infatti il libro non finisce quando muore Emma, ma quando muore il marito.
Eppure Madame Bovary resta un libro simbolo per parlare dell’inquietudine delle donne, che viene fatto leggere a scuola agli adolescenti. Per insegnare alle nostre figlie che anche se vogliono essere delle donne con poco spessore, troveranno sempre qualcuno pronte a giustificarle, se avranno la fortuna di essere carine.
Secondo voi sto esagerando?