1975, donne non mogli

1975
Quando sono nata io era il 1975, sembra tanto tempo fa, anche se a guardarmi mi sono mantenuta benino. Io mi sono costruita una vita nel frattempo, ma le donne non sono riuscite a fare molta strada da allora. In Europa e negli Stati Uniti le donne si erano organizzate, avevano imparato a riunirsi, a combattere insieme le proprie battaglie. Anche in Italia le cose si stavano muovendo, anche se con il ritmo rallentato tipico del percorso delle riforme nel nostro paese.
Quando sono nata io è stata approvata la legge sul nuovo diritto di famiglia, che ha segnato una svolta epocale per la società di allora: agli occhi della legge non ci sono più mogli, ma donne. I due coniugi acquisiscono pari diritti e pari responsabilità, e finalmente condividono la patria potestà. Sicuramente questa è stata la legge più importante per le donne e se è stato un gruppo ristretto a lottare per averla, tutte le donne ne hanno beneficiato. In un colpo solo scomparvero la dote, la separazione per colpa, il capo famiglia e quell’incomprensibile “ius corrigendi”, il diritto dell’uomo a correggere moglie e figli. E poi le donna acquisiscono il diritto di conservare il proprio cognome, che si aggiunge a quello del marito.
E poi si dice che una legge non può cambiare la società: può farlo, certo che può. Dovremmo ricordarcelo quando critichiamo le quote rosa.