Perché parlare di donne?

Mi interessano le donne, la loro storia, le loro storie, il loro punto di vista. Mi interessa capire come e perché un mondo di uomini ha deciso di raccontare le donne in un certo modo.

Se fossi nata in USA sarei andata allo Smith College, mi sarei presa un master in women studies e avrei seguito questo mio interesse. Se mi fossi accorta prima dei 30 anni che questo tema mi coinvolgeva tanto, avrei tentato di andare a fare un master in USA anche se abito in Italia.

Invece mi sono impegnata per anni per fare la giornalista, per scrivere. Per poi scoprire che scrivere non bastava e che era necessario saper fare anche molte altre cose. Ma non ho rimpianti, è il mio percorso.

A 40 anni posso dire di essere diventata una esperta in conciliazione: madre, moglie, figlia, lavoratrice senza sosta. Ho coltivato tutti i miei interessi e le mie passioni, e alla fine ho sempre trovato il modo di soddisfare la mia curiosità.

Ma per quello che riguarda gli “women studies” è molto diverso: in Italia questo tipo di studi non esistono. Solo alcune università hanno provato ad approcciare il tema, ma è un tema molto di nicchia. Laurearsi in “women studies” qui non è previsto.

Per fortuna oggi il web ci offre tante possibilità di condividere conoscenza: ci sono corsi universitari a disposizione gratuitamente sul web, fatti benissimo ed è possibile seguirli. In molti casi però parlano della storia americana delle donne, analizzano testi letterari americani, parlano della società americana.

Semplicisticamente c’è che dice che quello che succede negli Stati Uniti prima o poi succede anche da noi: non è proprio così, non importiamo tutto. Abbiamo una storia e una personalità culturale che fortunatamente ci fa rielaborare tanti percorsi.

E allora le donne italiane cosa facevano mentre nel resto in America le casalinghe si scoprivano disperate? oppure, prima ancora, quando in Inghilterra c’erano le suffragette?

Sto cercando di scoprirlo. E magari ve lo racconterò.

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