Consigli per una casa magicamente pulita

Avere una casa sempre in ordine e pulita, che profuma di eucalipto e dove non si sono insediati acari non è un’utopia per la perfetta padrona di casa. Soprattutto in giorni fissi della settimana: merito di un’ agenda puntuale dei lavori di casa? no, merito della donna di pulizie. Ma sono ormai tramontati i tempi duranti i quali una donna poteva vantarsi di avere qualche aiutino in casa, quando dimostrare di non prendere in mano uno spazzolone nemmeno sotto tortura era un must per chi aspirava alla perfezione. La fatica stava nella programmazione perfetta delle pulizie: a volte a pianificare si fa più fatica che a fare, si sa.

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Come preparare una cena contemporanea

Si, avete letto bene, ho proprio voluto dire “cena contemporanea”. Perché anche le regole degli inviti e dell’accoglienza degli ospiti in casa sono sottoposti alle tendenze del momento e quello che va bene oggi non andrà sicuramente bene domani.
La perfetta padrona di casa che fa un invito deve innanzitutto tenere a freno la propria perfezione. Inviterà gli amici annunciando una cena poco impegnativa, anche se ha passato ore di fronte ai fornelli. Niente apparecchiature in grande stile o centrotavola fioriti: la perfetta padrona di casa non vuole mettere in difficoltà le amiche incapaci anche di fare un uovo sodo o poco interessante a tovaglie e simili.

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La prima regola della perfetta padrona di casa: non essere perfetta

Poche di noi lo ammetterebbero, eppure è un desiderio che in maniera più o meno accentuato abbiamo tutte. Riuscire ad avere una casa perfetta, in ordine, alla moda. Ricevere amici, mamme e suocere ipercritiche in stanze profumate e accoglienti, offrendo spuntini e caffè nel servito della domenica: un ideale che ci frulla in testa. Nella realtà tutto questo non succede: quando si torna dal lavoro lo stato di caos della casa varia da disastroso a inquadrabile e il fine settimana ad ognuna di noi piace concederci del tempo fuori, a fare niente. E così la cura della casa non è una priorità.

Ma c’è una buona notizia: il modello della “casalinga disperata” è tramontato, a nessuna di noi è richiesto di essere una sorridente e linda signora degli anni Cinquanta, come tante volte la Tv ci propone. Anzi, anche le donne più “perfette”, quelle che riescono a fare tutto come se avessero le mani magiche della strega Samantha, sono invitate a darsi una calmata. La perfezione eccessiva mette a disagio gli ospiti, è necessario cercare di abbassare il livello della propria bravura.

La prima regola della perfetta padrona di casa è quindi quella di non essere perfetta, di lasciare sempre qualcosa fuori posto, un mobile non spolverato, di non far lievitare perfettamente un dolce. Qualche piccolo errore, insomma, per sembrare umana e per non mettere a disagio le ospiti che vanno in palla anche solo per andare dal fornaio a comprare una crostata (“sarà meglio alla frutta o alla crema??”).

Insomma, diminuire il livello delle proprie prestazioni per far sentire tutti a proprio agio: in fondo la perfetta padrona di casa vuole soprattutto essere ricordata per la propria deliziosa accoglienza. O mi sbaglio?

Quell’inafferrabile felice coniugale fatta di muri e oggetti

La felicità coniugale, quell’entità inafferrabile, oggetto di tanti tormenti e domande, cos’è? una bella casa, una vita ordinata, invitare a cena gli amici, essere invitati di nuovo, avere un uomo che ti fa qualche regaletto. Per molto tempo e per molte donne la felicità sognata si concretizzava in queste poche cose. Una bella casa: questo è sempre stato lo status symbol più desiderato da tante donne. Come se quelle quattro mura in cui viviamo non fossero solo ammassi di cemento, ma anche una proiezione di noi stesse. In tempi moderni, Ikea è diventata un colosso facendo leva su questa ossessione.
Per questo credo che “Ragazze nella felicità coniugale” di Edna O’Brien sia un bel libro. Non solo perché la scrittura della O’Brien è veramente spassosa, ma perché Baba, la sua protagonista, con una bella casa, bei vestiti, ricevimenti e divertimenti, non è felice. Nè come donna né come madre: rivoluzionario negli anni sessanta raccontare di una donna che non si sente realizzata nell’essere madre e che dal matrimonio vuole anche qualcosa di più, passione, coinvolgimento. Non solo un bel contenitore, ma anche un contenuto dai valore.