Revolutionary Road e il sogno di un matrimonio anticonformista

Scritto nel 1961 da Richard Yates racconta la storia di una donna che si sente prigioniera del ruolo di moglie e madre. Non voler avere figli è rivoluzionario ancora oggi?

Quando uscì nel 1961 “Revolutionary Road” di Richard Yates fu subito bollato come un capolavoro di realismo. In effetti April e Frank, la coppia sposata protagonista del libro, esce dalla pagina, diventa reale, immersa in situazioni e conversazioni che non hanno niente di costruito ma che sembrano assolutamente vere. Il matrimonio è in primo piano, il rapporto di coppia il vero protagonista. E non ne esce bene.

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Quell’inafferrabile felice coniugale fatta di muri e oggetti

La felicità coniugale, quell’entità inafferrabile, oggetto di tanti tormenti e domande, cos’è? una bella casa, una vita ordinata, invitare a cena gli amici, essere invitati di nuovo, avere un uomo che ti fa qualche regaletto. Per molto tempo e per molte donne la felicità sognata si concretizzava in queste poche cose. Una bella casa: questo è sempre stato lo status symbol più desiderato da tante donne. Come se quelle quattro mura in cui viviamo non fossero solo ammassi di cemento, ma anche una proiezione di noi stesse. In tempi moderni, Ikea è diventata un colosso facendo leva su questa ossessione.
Per questo credo che “Ragazze nella felicità coniugale” di Edna O’Brien sia un bel libro. Non solo perché la scrittura della O’Brien è veramente spassosa, ma perché Baba, la sua protagonista, con una bella casa, bei vestiti, ricevimenti e divertimenti, non è felice. Nè come donna né come madre: rivoluzionario negli anni sessanta raccontare di una donna che non si sente realizzata nell’essere madre e che dal matrimonio vuole anche qualcosa di più, passione, coinvolgimento. Non solo un bel contenitore, ma anche un contenuto dai valore.