Sono stata assente da questo blog per 8 mesi, anche se nessuno se ne sarà accorto. Non ho mai preso il computer in mano per scrivere un post perché avevo bisogno di capire tante cose riguardo a questo gran parlare di donne.
Ho letto tante cose, seguito percorsi miei che alcune volte mi hanno portato a sbattere contro un muro e altre volte mi hanno fatto scoprire posti interessanti; mi sono fatta assalire dalle domande e ho trovato solo nuove domande. Nessuna certezza, quindi, intorno al tema della donne, all’infuori di una: c’è proprio bisogno di parlarne, ma parlarne sul serio.
Lo ammetto, fino a stamani, quando ho comprato La Lettura non avevo idea di cosa fosse il “familismo”: cioè un modello sociale che fa leva sui legami di parentel; un diritto di famiglia che crea doveri di assistenza; la concentrazione dei lavori di cura dei più deboli alla famiglia; e l’attribuzione del lavoro domestico alle donne della famiglia. Maurizio Ferrera lo descrive molto bene.
“La Lettura” di oggi
Perché, ci sono altri modelli? è possibile provvedere alla cura dei più deboli in maniera autonoma dalla famiglia? A quanto pare si, e bisogna guardare ai modelli asiatici, ma anche nordeuropei, direi. Pensate un po’ quanto la famiglia italiana sia carica di responsabilità: bambini piccoli, giovani che devono trovare un lavoro, anziani e disabili da accudire, disoccupazione e crisi economica. Tutto trova “casa” in famiglia. E in famiglia molte di queste responsabilità pesano sulle donne.
Liberarci dal familismo significa quindi liberare le donne: togliere dalla famiglia tutte quelle zavorre che non hanno niente a che vedere con il sostegno di relazioni e di affetti che deve continuare a essere. Oggi la famiglia è più un’impresa economica, che deve farsi carico di tante eventualità poco felici. Ed è questo uno dei motivi che sta alla base delle difficoltà che tanti giovani incontrano a farsi una famiglia in autonomia.
Cosa dovrebbe accadere? innanzitutto ripensare i servizi per gli anziani e per i bambini, in un’ottica di lungo periodo. Non vedere solo al costo economico di certe operazioni, ma anche valutare il vantaggio sociale. Oggi abbiamo bisogno che l’occupazione femminile, aumenti per tanti motivi. Ma allora permettiamo alle donne di lavorare.