Io sono di Prato e nella mia città ci sono tante donne di tante nazionalità diverse (108 secondo l’anagrafe, un melting pop notevole) e ci sono anche tante donne nigeriane. Sono giovani, vestono con abiti colorati e nei giorni di festa madri e figlie sono vestite allo stesso modo. Noto sempre i loro sorrisi, ma non mi sono mai fermata a pensare alla loro storia o a come si trovano nella mia città.
Poi ho iniziato a leggere i libri di Chimamanda Negozi Adichie e mi sono incuriosita. Il primo è stato “Metà di un sole giallo” dedicato alla sanguinosa guerra civile nigeriana. Il Biafra, quella zona poverissima dell’Africa i cui bambini denutriti venivano usati come l’emblema della fame nel mondo quando ero piccola venivano da lì.
Secondo la stampa americana sono stati 2,9 milioni i manifestanti ieri in USA, tenuto conto delle iiziative che si sono scolte ovunque nel Paese. La più grande manifestazione della storia americana. La marcia delle donne, ecco di cosa si trattava, ma in strada sono scese non solo loro. Queste donne hanno scelto di non coinvolgere nessun schieramento politico, di non farsi strumentalizzare da nessun movimento. Hanno solo voluto farsi riconoscere da un cappello rosa con orecchie di gatto, il “Pussy Hat”, che a Washington era presente praticamente su ogni testa. Nessun arresto, nessun disordine. Le donne hanno organizzato manifestazioni pacifiche, dove ognuna di loro ha portato i propri motivi di infelicità e di preoccupazione. Perché non si deve fare l’errore di pensare che tutte abbiano marciato con per le stesse ragioni.
Tutto quello che l’uomo non capisce finisce per essere bollato come tabù, ha una connotazione negativa. E’ successo così anche per le mestruazioni, una parolaccia per tanti, un fenomeno da sussurrare, ma una parola che non può essere usata in pubblico. E in effetti nemmeno Donald Trump ha usato la parola “mestruazioni” in TV per arginare le domande della giornalista Megan Kelly che lo incalzava nel corso di una intervista alla CNN, ma il riferimento era talmente esplicito che su di lui si è rovesciata una polemica che potrebbe anche allontanarlo definitivamente dalle primarie presidenziali.
Le donne americane, però, non hanno più intenzione di subire in silenzio certi affronti della politica e non solo, non vogliono più accettare di dover fronteggiare un confronto al ribasso che non si basa sui temi ma sulle debolezze. O, peggio, sulle credenze popolari.
E sulle mestruazioni di credenze popolari ce ne sono tantissime. Innanzitutto la donna mestruatà è da sempre ritenuta “impura”. I simpatici “nomignoli” usati per definirle sono i più fantasiosi, ma la parola resta un tabù. Nemmeno le pubblicità degli assorbenti sono riuscite a sdoganare il problema.
Nel V secolo a.C. Democrito definiva le donne affette da stregoneria e impurità in quei giorni. Non siamo ancora a questi punti, ma queste parole qualcosa che vi hanno detto le vostre nonne lo ritroverete di sicuro:
“il contatto con una donna mestruata trasforma il vino in aceto, uccide le sementi, devasta i giardini, rende opachi gli specchi, fa arrugginire il ferro e il rame, fa morire le api, abortire le cavalle, e così via”
In effetti per Donald Trump le mestruazioni si sono manifestate proprio come una stregoneria: servirà ben altro che una pozione per rimetterlo in pista per la Casa Bianca.