Milano, record di donne al lavoro. Ma il boom è legato all’avanzata delle precarie

Questa mattina il Corriere della Sera ci ha accolto con una grande notizia: “gli ultimi dati Istat sugli incrementi di occupazione (novembre 2015-novembre 2016) segnalano una chicca: le nuove occupate sono 160 mila contro 41 mila uomini”, ha annunciato Dario Di Vico con un articolo davvero molto interessante. L’articolo non era dedicato a questo dato, ma al caso straordinario di Milano, che ormai vanta tassi di occupazione femminile simili a quelli del nord Europa.

Solo che, se ogni medaglia ha due facce, io non mi trovo proprio d’accordo con questa lettura entusiastica di Di Vico. Donne record al lavoro: benissimo, ma quale tipo di lavoro? La qualità del lavoro conta e quando si parla di qualità del lavoro si deve parlare anche di garanzie. E qui, secondo me, la lettura di Di Vico è discutibile.

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Donne, è solo questione di orari

Croce e delizia: per una donna l’orologio è a volte amico e spesso nemico. Sentirsi in orario con il proprio programma giornaliero (in genere fatto la mattina a letto, prima di alzarsi) regala una grande gratificazione; ma l’orologio detta anche i tempi di quello che si può o non si può fare. A volte vorrei mettermi a leggere un libro in mezzo al pomeriggio, ma se ho mezz’ora libera finisce che stiro. Vorrei poter scrivere sul blog con più regolarità e a ore più normali, ma fino a dopo le 21 non mi concedo il permesso. Non me lo concedo io, proprio così. E credo che sia così per tante donne.

Una donna è ossessionata dal senso del dovere, ci viene trasmesso da piccole insieme al latte e ai capelli crespi. Fare un’attività che ritengo interessante e gratificante per me è una cosa che mi concedo solo quando la casa è a posto, l’armadio dei bambini non è un disastro, sono pronte le provviste per i successivi tre giorni. Oppure la sera, quando non ho più la forza di essere produttiva. E così finisce che la parte migliore di me se la prendono gli impegni.

Stamani leggevo su Repubblica Yoga, corsa e start up: l’alba è delle donne. Può anche essere vero, ma se stai in una grande città che ti offre la possibilità di fare delle cose a orari diversi. Ma poi chi può gustarsi la palestra alle 6 del mattino? o sorbirsi la spesa alle 23? Questa dilatazione dei tempi non ci rende più libere, ma ancora più schiave. Perché magari finirà che in una settimana di lavoro particolarmente intensa mi troverò davvero a fare la spesa di notte, rubandomi anche quelle due ore di blog e lettura che mi piacciono tanto.

Conciliare casa, lavoro, famiglia e cura di noi stesse non è semplice ed è il motivo principale che ancora mette tante donne in condizione di non poter avere una vita lavorativa soddisfacente. Oggi è uscito un altro studio che lo conferma, leggete qui:Donne e lavoro, la parità è lontana

Ma non c’è bisogno di uno studio, basta guardarsi intorno con occhio critico. Scendere a compromessi è un’arte femminile e poche volte il compromesso è a noi favorevole. Ve lo dico mentre sto scrivendo al computer alle 23.25 un post che mi frulla in testa tutta la giornata. Ma non era sulla lista delle priorità che mi sono concessa, e quindi mi trovo adesso qui, in pigiama.

Ma davvero non possiamo rimettere in discussione quell’orologio che abbiamo in testa e che ci rende prigioniere?