Come preparare una cena contemporanea

Si, avete letto bene, ho proprio voluto dire “cena contemporanea”. Perché anche le regole degli inviti e dell’accoglienza degli ospiti in casa sono sottoposti alle tendenze del momento e quello che va bene oggi non andrà sicuramente bene domani.
La perfetta padrona di casa che fa un invito deve innanzitutto tenere a freno la propria perfezione. Inviterà gli amici annunciando una cena poco impegnativa, anche se ha passato ore di fronte ai fornelli. Niente apparecchiature in grande stile o centrotavola fioriti: la perfetta padrona di casa non vuole mettere in difficoltà le amiche incapaci anche di fare un uovo sodo o poco interessante a tovaglie e simili.

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“Ci serve il tuo stipendio”

Ieri sera sono andata a vedere il film dei fratelli Dardenne “Due giorni, una notte”. Il tema centrale e’ la precarietà, ma quelle che mi sono rimaste impresse nella testa sono le parole del marito a Sandra, la protagonista: “devi lavorare, ci serve il tuo stipendio”. Sandra e’ una giovane madre che sta per perdere il lavoro, a meno che i suoi colleghi non rinuncino a un bonus e votino per tenerla. Non vuole chiedere favori a nessuno vuole mantenere la sua dignità, ma il marito le dice che non ha scelta, che deve parlare con tutti i suoi colleghi, perché il suo stipendio serve.
Ecco, questa e’ la condizione in cui vivono oggi le donne: il nostro lavoro e’ necessario per mandare avanti la famiglia, ma viviamo in un paese che troppo spesso tratta il lavoro delle donne come un’occasione di promozione sociale, un modo per non stare in casa, per condividere esperienze. Come se fosse ancora oggi una scelta possibile quella di andare o meno a lavorare. Invece per molte di noi è una necessità primaria, solo che la politica non se ne accorge e non fa niente per agevolare sul serio il nostro inserimento nel mondo del lavoro. Basta vedere l’immagine che si è creata dell’imprenditrice femminile, raccontata come una donna che lavora per realizzare il suo (piccolo) sogno. Ma i sogni delle donne magari sono altri, forse non lo sappiamo bene nemmeno noi, perché siamo sempre più schiacciate dalla responsabilità di un lavoro che ci serve e non per gioco.