Revolutionary Road e il sogno di un matrimonio anticonformista

Scritto nel 1961 da Richard Yates racconta la storia di una donna che si sente prigioniera del ruolo di moglie e madre. Non voler avere figli è rivoluzionario ancora oggi?

Quando uscì nel 1961 “Revolutionary Road” di Richard Yates fu subito bollato come un capolavoro di realismo. In effetti April e Frank, la coppia sposata protagonista del libro, esce dalla pagina, diventa reale, immersa in situazioni e conversazioni che non hanno niente di costruito ma che sembrano assolutamente vere. Il matrimonio è in primo piano, il rapporto di coppia il vero protagonista. E non ne esce bene.

Nel 1964 il libro uscì anche in Italia con il titolo tradotto in “I non conformisti” (per fortuna Minimum Fax ha poi deciso di far uscire la nuova edizione con il titolo originale in inglese) perché allora Frank e April sembravano essere questo: due persone che cercavano il modo di liberarsi da quel modo di vivere preconfezionato che in quegli anni era dato per scontato: sposarsi, comprare casa, fare figli, avere una moglie che pensasse alla famiglia. Ecco il sogno americano. Il matrimonio era un traguardo, tutto quello che succedeva dopo scontato.

E il marito, Frank, potrebbe anche starci in questo rapporto dai ruoli ben definiti, ma April ha un profondo disagio, quella vita le sta stretta. Come spesso succede nelle coppie, lei cerca una via d’uscita, sogna un futuro diverso, ha un sogno europeo. Vuole lavorare, mettersi alla prova, si sente forte in questo suo progetto. Il marito sembra volerla lasciar giocare con questo sogno, ma in realtà non la rispetta e non la prende sul serio. E’ una donna, un essere che va trattato con cautela, questo Yates ce lo ricorda spesso, con delle descrizioni e delle conversazioni in cui April e le sue amiche vengono sempre banalizzate. Yates ci vuole raccontare che il matrimonio ha le sue regole tacite, e tra queste rientra anche quella di lasciar fantasticare la moglie e farle spendere energie in sogni irrealizzabili.

April sogna, vuole fuggire a ogni costo. Ma poi resta incinta e questo sconvolge i suoi piani. April ha già due figli, non ne vuole un terzo e questa diventa la sua vera scelta rivoluzionaria. Non si possono rifiutare i figli che un matrimonio regala.

revolutionary road

Non conta la sua storia, non contano i suoi desideri o le sue aspettative: quella gravidanza diventa un ostacolo insormontabile. Rifiutare la maternità è impossibile.

La maternità per una donna viene ancora oggi considerata una scelta naturale, anche se magari non è così per tutte. E’ difficile seguire percorsi disegnati da altri ed è difficile lasciarsi alle spalle alle convenzioni. April si sente inadeguata, come si è sentita inadeguata molte altre volte. Ma questa volta non si tratta solo di un semplice disagio. Il finale non ve lo racconto, non voglio rovinarvi la sorpresa.

Magari oggi la strada della rivoluzione non è più quella sognata da April, la fuga non è più un mito da anticonformisti, il matrimonio è sempre meno un’istituzione indiscutibile. Ma “Revolutionary Road” resta un libro di grande attualità, perchè entra con il bisturi in un rapporto di coppia, lo seziona, lo analizza, cerca di mettere delle pezze, ma non ci riesce. Ci lascia con l’amaro in bocca, il matrimonio ha le sue regole e non c’è rivoluzione che riesca a infrangerle.

 

condividi