Donne coraggiose, che morirono ingiustamente. Come Teresa Gullace, ricordata in “Roma città aperta”
E’ indimenticabile l’immagine di Anna Magnani che in “Roma città aperta” corre dietro alla camionetta che le sta portando via il marito, morendo con un colpo di fucile di fronte al figlio e a tutto il quartiere. Quella storia non è finzione, è ispirata a quello che è successo davvero a Teresa Gullace.
Teresa Gullace era una donna di 36 anni, madre di cinque figli e in attesa del sesto. Suo marito venne arrestato durante un rastrellamento e fu portato in caserma. Sarebbe dovuto essere trasferito ai lavori forzati in Germania. Era il 26 febbraio 1944. Il 3 marzo Teresa Gullace andò alla caserma insieme ad altre donne, mogli e madri di uomini che erano stati trattenuti dopo il rastrellamento. Volevano protestare per evitare la loro deportazione in Germania.
Cercò di avvicinarsi alla finestra dove c’era il marito, ma un soldato la vide e la uccise con un colpo di pistola. Fu un momento drammatico.
Le donne presenti protestarono e la partigiana Carla Capponi estrasse una pistola e la puntò al soldato. Le altre donne la circondarono per evitare di farle fare quella sciocchezza, ma fu ugualmente arrestata. Per fortuna un’altra partigiana riuscì a toglierle l’arma e le infilò in tasca la tessera di un’associazione fascista. E così Carla Capponi fu rilasciata, ma Teresa Gullace non tornò dai suoi figli.
La protesta non si placò e alla fine i tedeschi rilasciarono il vedovo. Ma la storia non fu messa a tacere: furono fatti dei manifesti per raccontare al popolo quello che era successo, per non dimenticare. La liberazione era ormai vicina.
Chiudere questo speciale di 7 giorni con 7 post dedicati alle donne e alla Resistenza con il ricordo di questa donna mi è sembrato il modo migliore per non dimenticare. Quelle donne eroiche o semplicemente normali che vissero la Resistenza sembrano lontane, immagini sbiadite e lontane. Questa scena ce le riporta alla mente e le rende indelebili, come meriterebbero di essere.