Io sono di Prato e nella mia città ci sono tante donne di tante nazionalità diverse (108 secondo l’anagrafe, un melting pop notevole) e ci sono anche tante donne nigeriane. Sono giovani, vestono con abiti colorati e nei giorni di festa madri e figlie sono vestite allo stesso modo. Noto sempre i loro sorrisi, ma non mi sono mai fermata a pensare alla loro storia o a come si trovano nella mia città.
Poi ho iniziato a leggere i libri di Chimamanda Negozi Adichie e mi sono incuriosita. Il primo è stato “Metà di un sole giallo” dedicato alla sanguinosa guerra civile nigeriana. Il Biafra, quella zona poverissima dell’Africa i cui bambini denutriti venivano usati come l’emblema della fame nel mondo quando ero piccola venivano da lì.
Ho proseguito leggendo “Americanah” e ho iniziato a capire qualcosa di più di quelle donne nigeriane che a volte incontro la mattina e anche dell’America di Trump. Il razzismo esiste, è solo la parola che è andata in soffitta perchè ci sembra crudele. La razza, un concetto che sembra lontano millenni ma con il quale invece facciamo i conti quotidianamente, come ci racconta il libro. E’ quello con il quale deve fare i conti la protagonista, Ifemelu, che si trasferisce da Lagos agli Stati Uniti per studiare. Legge libri americani, vede film americani, ma niente la prepara a come si sentirà in America: diversa. Il colore della sua pelle le renderà impossibile integrarsi, perché non riesce ad accettare di essere oggetto di trattamenti particolari. La percezione del suo corpo cambia in America, si sente diversa sempre e si rende conto che quel mondo è immaginato solo per i “bianchi”. Dalle riviste femminili, ai film, alla letteratura, tutto è a misura di “bianchi”, in un’America che ci viene descritta come l’America dei ghetti, anche se alla vigilia dell’arrivo di Obama. Ifemelu tornerà in Nigeria, per sentirsi diversa anche lì, perchè ormai ritenuta una Americanah, appunto. Ma se non altro la rabbia riuscirà a placarsi, per lasciare il posto a qualcosa di più costruttivo.
Negli Stati Uniti la battaglia per i diritti delle donne è andata di pari passo con la lotta per i diritti dei neri. Donne e neri insieme hanno fatto le loro battaglie per i diritti civili, facendo fronte comune quando possibile, perchè erano le due categorie più svantaggiate in un Paese che non è così inclusivo come vorrebbe farci credere. Il sogno americano non è alla portata di tutti. E da noi? nemmeno, anche se forse non ci sono pregiudizi così radicati, o almeno mi piace crederlo.
Domani mentre vado al lavoro incontrerò alla fermata dell’autobus la stessa donna nigeriana che ogni mattina ha un bambino sulla schiena e uno per la mano che porta a scuola. Non le farò un sorriso perchè mi fanno tenerezza i suoi bambini, la guarderò in faccia, cercherò il suo sguardo. Forse solo così riusciremo a stabilire un contatto.