Venti anni dopo l’università, che fine hanno fatto quelle donne?

Non eravamo un gruppo molto compatto, ma eravamo 6 donne molto diverse tra loro, molto studiose, con grandi sogni: ma adesso, 20 anni dopo la fine dell’università, che fine hanno fatto quelle donne? abbiamo realizzato quello che desideravamo?

A 20 anni ognuna di noi sogna un futuro senza ostacoli. Studiavamo con impegno, tutte a giurisprudenza, ma non tutte sognavamo di fare l’avvocato. Ci sembrava che non fosse un problema che dovevamo porci in quel momento cosa avremmo fatto “da grandi”. I nostri pensieri erano focalizzati sul superamento degli esami e poi sul divertimento che cercavamo di rubare nel tempo libero (tanto, visto con gli occhi di oggi) che avevamo.

Eravamo tutte abbastanza brave e io non ero tra le più brillanti. Eppure da nessuna di noi è venuta fuori una carriera folgorante. Perché?

Non abbiamo mai parlato di fare figli, non era un pensiero che avevamo. Forse lo davamo per scontato, così per scontato che non era necessario nemmeno programmarlo. Qualcuna di noi poi i figli gli ha fatti, qualcun’altra ha aspettato troppo a lungo e il tempo è passato troppo in fretta. Su sei, in quattro abbiamo avuto figli e due no.

Solo in tre si sono messe a fare l’avvocato, senza però riuscire a emergere nella professione. Oggi un avvocato è un libero professionista che fatica ad arrivare a fine mese nella maggioranza dei casi, nonostante impegno e preparazione. L’unica che avrebbe potuto riuscire nella professione, ereditando lo studio della zia senza figli, ha deciso di fare un concorso pubblico e di sistemarsi in un comodo lavoro part-time. Ha deciso che voleva stare dietro ai figli, che non era interessata alla carriera. Eppure era la più brava di tutte, si è laureata in tempo (un miracolo per noi) e sembrava avere una gran fretta di gettarsi nel mondo “dei grandi”. E per un po’ ci ha provato. Poi…

Poi c’è chi si è perso mentre rincorreva un amore che è sfuggito, è finita  a lavorare in banca, mostra a tutti la sua felice vita da single in giro per il mondo. Ma io non so se credo a tutti quei lustrini.

Poi ci sono io. Ho fatto quello che desideravo, non volevo fare l’avvocato. Sono stata fortunata, ho avuto amore e figli. Ma sono rimasta qui, nella mia città che mi è sempre stata stretta e che adesso invece mi sembra troppo grande. Perché questo è il punto, tutto cambia, si cresce e gli occhiali con i quali guardiamo il mondo ci regalano letture diverse di quello che vediamo.

Noi non siamo la generazione che gira per il mondo, non siamo i “cervelli in fuga”. Siamo quei quarantenni che sono rimasti qui, sperando che le regole del gioco che valevano per i nostri genitori fossero valide anche per noi. Invece il mondo è cambiato e siamo rimasti così, senza eccellere, ma sempre impegnati.

E’ andata peggio a noi donne? Non lo so. Non hanno avuto un futuro migliori i compagni maschi di università, di nessuno di loro ho avuto notizie di grandi successi.

Ma alla fine cos’è poi questa vita di successo? secondo voi quali caratteristiche deve avere una vita per potersi definire così?

Ps: se il tema vi appassiona vi consiglio un libro, un po’ vecchio ma che regala sempre soddisfazioni: Il gruppo di Mary McCarthy

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