“La bastarda della Carolina” di Dorothy Allison, edito da Minimum Fax, è un libro violento. Non è uno di quei libri che ti descrive la violenza nei minimi particolari, quelle scene così particolareggiate che a volte ti fanno pensare che l’autore quasi tragga godimento nel raccontarle. La violenza viene descritta con pudore, ma è un pugno nello stomaco proprio per questo. Hanno fatto bene nelle scuole americane a fare una vera e propria crociata per metterlo al bando: per i nostri ragazzi abituati a telefilm con corpi martoriati, questo libro è troppo.
Stephen King e sua moglie, che hanno fatto una campagna perché il libro venisse nuovamente inserito nelle biblioteche scolastiche e hanno pagato di tasca propria l’acquisto di un gran numero di copie da regalare alle scuole hanno preso un abbaglio. I nostri ragazzi non hanno bisogno di questo.
Naturalmente sono ironica, perché credo che questo sia un libro che si deve leggere se si vuole capire quali sono i solchi profondi che la violenza può lasciare in un soggetto abusato. Non sono le cicatrici o le ossa rotte a far male, ma quell’idea di averlo meritato: come se al mondo qualcuno potesse avere il diritto di trattare un’altra persona come se fosse un coccio rotto.
Bone è una ragazzina sveglia, una “bastarda”, una dura, che vive circondata da una grande famiglia nella campagna della Carolina. Vive in mezzo alle donne, con storie strampalate, innamorate, indaffarate, ma non è da sola. Intorno a lei c’è amore. Ma questo non è sufficiente a difenderla dagli assalti di un uomo che la rende complice delle sue violenze: perché nel momento in cui Bone tace, impedisce a chi le sta intorno di difenderla. E’ questo il motivo per il quale troppe volte le violenze sulle donne sfociano in tragedia: è quel silenzio che rende complici. Bone prova odio nei confronti del suo assalitore, ma non vuole parlare, perché si vergogna di quello che le sta accadendo. Forse lo merita.
Non esistono il bene e il male, il bianco e il nero: esistono infinite sfumature di grigio, che vanno interpretate, comprese, condivise. Censurare un libro come questo significa voler mettere a tacere la voce di una donna che ha rotto quel muro del silenzio, che è uscita allo scoperto. Perché un ragazzino o una ragazzina dovrebbero leggere un libro del genere? perché esiste sempre un lato oscuro in ogni cosa e non si può far finta di non vederlo. Bisogna affrontarlo ed andare avanti.