Paura di volare di Erica Jong, musica per le mie orecchie

Vent’anni dopo la prima lettura, ascoltare l’audiolibro di questo best seller del femminismo è stato sorprendente

Quando ho letto la prima volta “Paura di volare” di Erica Jong avevo poco più di vent’anni. A quell’epoca probabilmente mi affascinava la sua idea della “scopata senza cerniera”, quell’idea di sesso come pura sperimentazione, per conoscere meglio il proprio corpo e i propri limiti. Poi Storytel ha pubblicato l’audiolibro e mi è venuta voglia di ascoltarlo di nuovo. E’ stato sorprendente.

Nei ritagli di tempo mi sono trovata per giorni ad ascoltare la voce di una donna che mi raccontava cose che sentivo vicine a me, alla mia vita. Considerazioni sulla condizione della donna, sulle aspettative che il mondo ha nei nostri confronti, sulla difficoltà di trovare un modo per far coincidere tutte le anime che ci portiamo dentro. Anche questioni alle quali non pensavo più da tempo. La condizione della donna è complessa, ma io a 20 anni non avevo colto tutto quello che Erica Jong aveva da dirmi. A 20 anni per me la cosa più affascinante era quel modo libero di parlare di un tema proibito come il sesso.

Alla fine il sesso in questo libro mi sembra quasi secondario, come una nota di colore. Come quando si dicono le parolacce per sconvolgere il pubblico perché si sa che crea audience. Quel sesso in Erica Jong è la copertina, ma ha poco a che fare con il contenuto.

Finché anche le donne non hanno cominciato a scrivere libri era possibile vedere solo un lato della questione

“Paura di volare” è uscito negli Stati Uniti nel 1973, in Italia l’anno dopo. Ha venduto 27 milioni di copie ed è stato al centro di migliaia di dibattiti. Poi, il silenzio. Come se Isadora, la protagonista, non avesse più niente da raccontarci. Come se la sua ricerca della felicità e della soddisfazione, di un equilibrio tra tutte le cose che voleva essere o voleva fare non fosse più una questione da affrontare.

Invece Isadora ha ancora tanto da dire e lo pensavo sorpresa mentre ascoltavo alcuni passaggi davvero illuminanti nel libro. Quella “Paura di volare” che ogni donna vive, divisa tra la voglia di libertà e il bisogno di sicurezza. La lotta tra la necessità di fare scelte autonome e quella di conformarsi per sentirsi al riparo nascoste nel posto che la società ci ha dedicato.

Le donne sono le peggiori nemiche di sé stesse. E i sensi di colpa sono il principale strumento della tortura che si autoinfliggono.

Oggi tutti parlano di donne, del mondo delle donne, ma nessuno ne parla come Isadora, come una questione profonda e urgente da affrontare. Le donne sono diventate una nuova leva di marketing. Come se fosse naturale dover sempre scegliere da che parte stare, cosa essere: madre, donna, amante, compagna, sorella, scrittrice, poetessa, ingegnere e tutto il resto. C’è ancora tanta paura di volare, ma tante donne non sono ancora consapevoli che volare si può. Ma Isadora ha ancora paura di volare.

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