Trasgressiva e volitiva, è diventata un’icona del femminismo, eppure dal movimento femminile non si è mai lasciata coinvolgere
Quando a 16 anni mi sono imbattuta in Colette con il suo ciclo dedicato a Claudine mi sembrò di aver scovato la mela proibita. Ancora oggi, a distanza di più di un secolo, fa arrossire. Colette non aveva paura di essere quello che era, interpretava il suo personaggio fino in fondo.
Ci sono delle donne che amano vivere al limite e lei era sicuramente una di quelle donne. Il suo stile di vita è diventato un manifesto per l’emancipazione femminile, perché Colette si è sempre curata poco delle convenzioni e di quello che la società si aspettava da lei. Aveva coraggio.
Tre mariti, tanti amanti, ma anche un innato fiuto per gli affari. Era una donna di marketing, tutto quello che toccava diventava oro. Tutto era costruito intorno alla sua personalità effervescente. Ballerina, attrice, tentò anche la carriera cinematografica, ma la sua vera passione era la scrittura ed è riuscita a creare dei piccoli capolavori.
Colette ha usato la sua prorompente giovinezza per diventare un personaggio e ha riservato il meglio della sua produzione al racconto della mezza età. Le donne di mezza età che racconta nei suoi libri (e sono delle quarantenni, povera me!) non sono tristi o rassegnate a questa fase della loro vita, ma la anzi vivono con pienezza ogni esperienza. Una piccola rivoluzione in un mondo che trattava come dei fantasmi le donne che non erano più in età da marito.
Femminista io?
Però…c’è un però. Colette non si curò mai del movimento femminile e delle sue battaglie. Aveva una grande notorietà, frequentava gli ambienti intellettuali più esclusivi di Parigi, avrebbe potuto impegnarsi per la causa delle donne. Non lo fece mai, anzi denigrò anche le suffragette. Ad un giornalista che nel 1910 le chiese se era femminista, lei rispose:
Femminista io? Starà scherzando. Le suffragette mi fanno schifo. E se a qualche francese salta in testa di imitarle, spero che le facciano capire che comportamenti del genere in Francia non sono tollerati. Sa che cosa meritano le suffragette? La frusta e l’harem»
Probabilmente questa sua posizione la aiutò a mantenere viva la sua notorietà. Mi immagino le risate che si saranno fatti tutti gli uomini che denigravano le donne impegnate in quel periodo. Riuscì a rimanere sempre sulla cresta dell’onda e alla sua morte, nel 1954, sarà la prima donna della Repubblica francese ad essere onorata con i funerali di Stato. Se si fosse dichiarata femminista avrebbe avuto particolarmente meno onori. Touché Colette!