La moda e l’emancipazione femminile: tra tendenze e protesta

La moda e l'emancipazione femminile

Non è solo questione di tasche e non è un reggiseno a fare la tendenza. E’ una questione di simboli: il lungo viaggio delle donne per essere libere. E comode

Che legame c’è tra la moda e l’emancipazione femminile? un legame stretto, molto più di quello che pensate. Il modo in cui ci vestiamo è una rappresentazione di noi stessi che può anche diventare un manifesto di quello in cui crediamo. La moda non è una affare da persone frivole, ma può essere molto di più.

E’ il racconto di una società, dei suoi valori, è un modo per portare idee nuove. Fin dalla fine dell’Ottocento, quando le suffragette coraggiosamente entrarono in azione per rivendicare il diritto di voto, il modo di vestirsi è diventato anche un modo per protestare, per scuotere le coscienze.

Gli abiti: la prigione delle donne

Per anni gli abiti sono stati una vera prigione per le donne: busti, crinoline, pizzi e orpelli vari. Un modi di vestire immaginato per una donna che doveva solo essere un bel soprammobile, ma che nella vita quotidiana doveva fare ben poco. Le donne, quelle di buona famiglia, dovevano solo essere ammirate e i vestiti servivano a quello.

Ma quando agli inizi del Novecento le donne decidono di far sentire la propria voce, rivendicano un loro ruolo all’interno della società, la prima cosa sulla quale decidono di puntare sono proprio i vestiti. Le donne hanno bisogno di stare comode, di fare sport, di andare al lavoro. Gli orli delle gonne si accorciano, i busti se ne vanno, le più coraggiose iniziano ad indossare i pantaloni.

I capelli: corti e comodi, per sentirsi libere

E poi i capelli: quelli di accorciano, diventano alla maschietta, come si usava dire all’epoca. Basta complicate pettinature e architetture da portare in testa, una inutile perdita di tempo per una donna attiva. Le donne più coraggiose si tagliano i capelli e già questo serve a qualificarle per quello in cui credono.

La rivoluzione di Coco Chanel

Arriva Coco Chanel, una stilista unica, che fu promotrice di una vera rivoluzione per la moda dell’epoca. La prima guerra mondiale è in corso, le donne non sono al fronte, ma devono combattere ogni giorno la loro guerra quotidiana, fatta di privazioni e di lavoro. Così Chanel inizia a creare i suoi capi, immaginati per una donna che ha una vita impegnata e attiva.

” Fino a quel momento avevamo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece, avevo ormai una clientela di donne attive; una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio nel proprio vestito. Bisogna potersi  rimboccare le maniche”

Fu Chanel ad accorciare le gonne, che arrivarono sotto il ginocchio. E poi creò i pantaloni femminili. Usava colori poco appariscenti, linee pulite. Si ispirava alla moda maschile per vestire le donne e le sue giacche giocano proprio su questo dualismo.

Le tasche: la rivoluzione passa anche da lì

Un abito da uomo agli inizi del Novecento poteva avere anche 15 tipi di tasche diverse, pensate per quello che dovevano contenere (soldi, biglietti da visita, chiavi, etc.). Gli abiti da donna di tasche non ne avevano nessuna: per le donne era più elegante portare la borsetta, anche se poteva impacciare i movimenti. Una donna doveva innanzitutto essere elegante e gradevole da vedere, la comodità non era contemplata.

Il reggiseno, da simbolo di liberazione a quello di protesta

Che dire poi del reggiseno? quando i primi reggiseni arrivarono sul mercato fu una vera e propria rivoluzione. Le donne, libere da corsetti, potevano finalmente usare un indumento facile da indossare e che magari le faceva anche respirare. In questo podcast parlo della storia del reggiseno, se volete saperne di più.

Le donne emancipate usavano il reggiseno, insomma, simbolo della loro liberazione. Nel 1968 quello stesso reggiseno diventò però simbolo della protesta delle donne, che individuarono proprio nel reggiseno uno strumento di costrizione per il proprio corpo. Oggi il reggiseno è uno strumento di seduzione per molte donne. Io, personalmente, continuo ad apprezzarne anche la funzione pratica.

E adesso? Cos’è la moda genderless?

Tra due giorni si apre a Firenze PittiUomo93 e per giorni ci verranno descritte le nuove tendenze della moda. Non sono solo frivolezze: la moda, come vi ho appena raccontato, racconta anche la società che cambia. E allora vi posso anticipare che sentiremo molto parlare di moda genderless 

Il confine tra maschile e femminile si fa sempre più labile. E’ un cambiamento difficile da percepire nella vita di tutti i giorni, ma sicuramente per i ragazzi sotto i venti anni questa è la nuova realtà. Maschile e femminile non sono più etichette contemporanee: il genere sta svanendo, almeno nella moda. E se la storia ci insegna qualcosa, questi cambiamenti li vedremo presto nella società.  O almeno così ci auguriamo.

 

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